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Destino tortellino.

L'incontro di Claudio Roncaccioli con la pasta ripiena e ripiegata più famosa nel mondo.

Da bambino mi nascondevo sotto il tavolo per rubare i tortellini appena piegati da mia nonna Esterina. Lei lo sapeva che ero lì rannicchiato, ma sapeva anche di quanto fossi ghiotto di quei tortellini e faceva finta di niente, come ogni santa nonna. Quel ripieno mi faceva impazzire e ho inseguito quel ricordo per tutta la mia vita.

Il 20 ottobre 2013 mi trovavo a Palagano dove ho incontrato Silvia Franchini che gestisce un rifugio all’interno del Parco Giulia. Quel giorno avrei dovuto sottoscrivere un contratto per la fornitura di tortellini con un piccolo laboratorio locale. Coincidenza e destino fecero cadere dal cielo 50 cm di neve e rimasi bloccato al rifugio.

Silvia aveva appena finito di ripiegare tortellini e me ne allungò uno pregandomi di assaggiarlo. Poi me ne offri un piatto in brodo bollente che con quel tempo infame furono un toccasana straordinario.

Rimasi incantato da quell’assaggio perché in un istante il mio tempo tornò indietro di mezzo secolo, e il mio pensiero andò preciso a quei giorni in cui rubavo i tortellini freschi dalle ceste della nonna. Silvia prima che partissi mi disse i veri tortellini sono quelli preparati in casa e con comprati nelle scansie di un laboratorio o negli scaffali dei supermercati.

Nei mesi successivi gli insegnamenti di Gianni degli Angeli, a cui sarò grato per il resto dei miei giorni, e l’incontro con Massimo Bottura hanno chiuso il cerchio.

Claudio Roncaccioli